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Nella cultura giapponese, il DOJO o “luogo in cui si pratica la Via”, ha pari dignità dei luoghi di culto destinati alla preghiera e alla contemplazione, perché la pratica in sé costituisce una “Via” da seguire con costanza e perseveranza, requisiti che rendono il DOJO una solida metafora della vita all'esterno, del mondo reale. Il nostro DOJO quindi non ha nulla in comune con la “palestra” occidentale, non già in virtù di differenti concezioni costruttive e architettoniche ma bensì dell'atteggiamento di chi vi entra. In effetti, proprio per questo in occidente una scarsa coscienza del luogo in cui si pratica può far sì che il DOJO diventi “palestra”, la pratica venga quindi vissuta riduttivamente come “allenamento” e infine, fatalmente, la disciplina praticata si trasformi in sport. Basta molto poco perché in uno stesso luogo diversi atteggiamenti mentali conducano i praticanti in direzioni impreviste e comunque assai lontano da quanto ci si aspetterebbe. In tutto l'Oriente il rispetto verso il luogo in cui si pratica la Via e la ritualità che ne consegue sono funzionali all'istaurarsi del giusto atteggiamento, requisito fondamentale per una pratica corretta e fruttuosa. Il luogo in cui si pratica è senza ornamenti – per facilitare la concentrazione – scarno e povero, per indurre nell'allievo un atteggiamento umile, non riscaldato d'inverno e non refrigerato d'estate, per aiutare a coltivare un atteggiamento severo e non consentire in alcun modo “fughe” dalla realtà esterna: il DOJO infatti non è situato fuori dal mondo ma ne è una fedele simulazione. L'allievo è tenuto a mantenere questo luogo costantemente pulito e in ordine e perfino a salutarlo quando ne varca la soglia. Tutto ciò prelude ad una successiva interiorizzazione grazie alla quale il praticante trasformerà il rispetto verso il luogo in rispetto verso se stesso e l'abitudine a tenerlo in ordine in un atteggiamento mentale ordinato. La ritualità tipica di alcune discipline rivela l'importanza di certi gesti e certe abitudini che il DOJO stesso impone. Ad esempio, la porticina che conduce nella sala dove si pratica la cerimonia del tè è volutamente bassa, per costringere – secondo la tradizione – anche il più superbo e irrispettoso dei samurai ad inchinarsi umilmente entrando. Su questi sottili registri si gioca tutta la sorte del praticante.
Il mancato riconoscimento di queste prerogative al luogo in cui si pratica, porta inevitabilmente al di fuori della pratica stessa. L'atteggiamento opposto, invece, consente di intravedere la Via.
LE NOSTRE SEDI OPERATIVE
Bushidokan Dojo svolge la sua opera formativa ed educativa in varie Sedi Operative della provincia di Salerno e, attraverso i suoi Tecnici specialisti, promuove la pratica del karate nelle scuole primarie e secondarie del territorio.
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Progetto Educativo
(Anno scolastico 2022/2023)
Scuola del Mediterraneo
Istituto di Istruzione - Scuole Primarie e Secondarie
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